La denuncia della Cgia: i ristori messi in campo dal governo sono stati insufficienti. Hanno coperto solo il 25 per cento delle perdite causate dall’emergenza coronavirus.
La Cgia boccia sostanzialmente il lavoro fatto dal governo per il sostegno alle imprese, evidenziando come i contributi a fondo perduto abbiano coperto solo il 25% delle perdite effettivamente registrate dall’inizio delle’emergenza coronavirus e quindi riconducibili all’emergenza sanitaria.
Cgia, i ristori del governo hanno coperto solo il 25 per cento delle perdite
La denuncia della Cgia è particolarmente rumorosa in quando non critica la modalità di azione del governo, ma i risultati concreti. In molti hanno accusato il governo di aver elargito fondi a pioggia. La critica era concettuale, ma l’esecutivo ha sempre difeso il suo operato facendo sapere che per tamponare l’emergenza i contributi a pioggia erano l’unica via per resistere. Per quanto possibile.
La Cgia aggiunge un tassello al quadro facendo sapere che i contributi a fondo perduto, prima arma economica del governo contro la crisi, hanno coperto solo il 25% delle perdite.
Le stime della Cgia
Numeri alla mano, secondo le stime della Cgia 350.000 piccole imprese rischiano la chiusura a discapito di un milione di lavoratori.
“I contributi a fondo perduto concessi agli artigiani, ai piccoli commercianti, ai ristoratori e agli esercenti colpiti dal Covid hanno coperto mediamente il 25 per cento circa delle perdite di fatturato subite quest’anno. A seguito delle difficoltà di questi mesi, non è pertanto da escludere che almeno 350 mila piccole e micro aziende di questi settori chiuderanno definitivamente la saracinesca entro la fine di questo mese, lasciando senza lavoro almeno 1 milione di addetti“, ha evidenziato Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi.
Serve un cambio di marcia per sostenere le imprese che resteranno aperte
La Cgia indica quindi la via al governo chiedendo un cambio di marcia per sostenere le imprese che invece riusciranno a rimanere aperte garantendo indennizzi pari al settanta per cento delle perdite e abbattendo i costi fissi.
“Per sostenere quelle imprese che invece continueranno a tenere aperto è necessario un cambio di marcia. Passare dalla logica dei ristori a quella dei rimborsi. Come? In primo luogo indennizzando fino al 70 per cento i mancati incassi. In secondo luogo abbattendo anche i costi fissi, così come ha stabilito nelle settimane scorse la Commissione Europea. Altrimenti, rischiamo una desertificazione dei centri storici e dei nostri quartieri, poiché non potranno più contare sulla presenza di tantissimi negozi di vicinato“, conclude Zabeo.